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Foligno

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Foligno cosa vedere al centro della valle umbra

Foligno, cosa vedere tra arte, storia e natura: la città al centro della valle umbra ricca di tradizioni.

Al centro della Valle dell’Umbria e attraversata dal fiume Topino, Foligno è sempre stata, fin dalle origini, un importantissimo nodo di comunicazione per il raggiungimento di tutte le località della regione e persino della capitale Roma.

Per la posizione favorevole e per la ricchezza dell’ambiente circostante, la città è stata meta di pellegrini, artisti ed artigiani che hanno trasformato l’antico borgo in quella che è oggi la terza città umbra dopo Perugia e Terni.

I bombardamenti della seconda guerra mondiale ed i numerosi terremoti ne hanno profondamente modificato l’aspetto esteriore, che presenta per lo più forme moderne. Inoltre la grandissima quantità di edifici religiosi, che impreziosiscono le strade del centro, non mancherà di lasciarvi estasiati per la varietà di forme e stili ancora conservati. La tradizionale forma “ovata” medievale costituisce oggi il cuore di una città molto ampia, sviluppatasi in periferia che ha però conservato tutta la naturalezza e la purezza dello spirito antico.

Tra le cose da vedere a Foligno, come non perdersi nella magia del passato in occasione della famosissima Giostra della Quintana? O come non sentirsi privilegiati a poter ancora osservare il Polittico quattrocentesco dell’Alunno, al cui fascino non rimase immune nemmeno Napoleone? E ancora, come restare indifferenti all’orgoglio di una città che per la prima volta, con una lungimiranza fuori dal comune, diede vita alla prima stampa di quella che sarebbe diventata l’opera madre della letteratura italiana: la Divina Commedia di Dante?

Tutto questo e molto altro è Foligno, l’unica città pianeggiante della regione che si fa visitare agevolmente anche dai turisti meno atletici. La città regala, insieme alle suggestioni del passato, anche l’ebrezza del moderno con le esposizioni del CIAC (Centro Italiano di Arte Contemporanea) e le prelibatezze senza tempo di oli, vini e prodotti locali.

Alla scoperta di Foligno

Ecco cosa vedere a Foligno: itinerario tra piazze, palazzi e chiese, un percorso comodo e curioso.

A differenza della maggior parte delle città umbre, che sorgono abbarbicate sui colli, Foligno si sviluppa in pianura sulle sponde del fiume Topino e si visita facilmente a piedi o in bicicletta.

Partendo da Piazza Repubblica, cuore della città e punto nevralgico da cui si diramano le principali vie cittadine, potrete ammirare i Palazzi civili, le cui facciate fanno da cornice alla piazza stessa. Tra cui: il Palazzo Comunale,che conserva ancora l’originale torre merlata; il Palazzo Trinci, ricordo della famiglia nobile che guidò le sorti della città per tutto il XIV secolo; il Palazzo Orfini dove, nel 1472, venne alla luce la prima copia a stampa della Divina Commedia e, annesso a quest’ultimo il Palazzo del Podestà. Sul lato opposto della piazza campeggia il Duomo, dedicato a S. Feliciano patrono della città, collegato al Palazzo delle Canoniche, sede del Museo Capitolare Diocesano.

Se non voleste tralasciare nulla, alle spalle di Palazzo Trinci, sulla piccola Piazza del Grano, potrete trovare la Chiesetta di S. Apollinare detta anche della Morte, ma non fatevi spaventare dal nome insolito, la sua funzione era tutt’altro che negativa dal momento che i membri della Confraternita si occupavano di dare sepoltura ed assistenza ai condannati a morte.

Risalendo lungo via XX Settembre arriverete a quella che un tempo era la porta medievale di accesso alla città, Porta San Giacomo, a poca distanza dall’omonima piazza e della Chiesa dedicate al santo, un’altra tra le tante cose da vedere a Foligno. Seguendo da qui il corso del fiume Topino, potrete ammirare una buona parte della cinta muraria antica che ancora ben si conserva.

Arrivati presso Porta Ancona, all’incrocio con via Garibaldi, potrete percorrere questa arteria cittadina incontrando altri edifici religiosi su entrambi i lati. Alla vostra destra, l’ex chiesa della SS. Trinità in Annunziata, oggi sede del polo Museale del CIAC (Centro Italiano di Arte Contemporanea) dove è custodita la famosa Calamita Cosmica di Gino de Dominicis. Pochi metri più avanti, ai due lati della piazza Garibaldi vi accoglieranno la chiesa di S. Agostino e quella di S. Salvatore, unica superstite dell’impianto monastico andato perduto. Tornando quasi al centro della città è possibile ammirare la chiesetta di S. Maria del Suffragio, a poca distanza dall’Oratorio della Nunziatella e, in cui sarà d’obbligo entrare per ammirare due opere del famoso pittore Perugino: “Il Battesimo di Gesù” e “Padre Eterno“.

Proseguite ancora sulla medesima arteria, che nel frattempo ha cambiato nome in Via Mazzini, ed arriverete alla piazza di San Domenico. Qui si affacciano l’antichissima chiesa di S. Maria Infraportis, che un tempo si trovava addirittura fuori dalla cinta muraria, l’Oratorio del Crocifisso e l’ex chiesa di S. Domenico. Quest’ultima oggi proprietà del Comune folignate, che lo ha trasformato in Auditorium cittadino alla fine del Novecento.

A questo punto il vostro giro su cosa vedere a Foligno è quasi concluso. Spostandovi di qualche centinaio di metri, troverete da una parte il Parco dei Canapè, a ridosso delle mura medievali e dall’altra la chiesa di S. Niccolò dove è conservato il Polittico della Natività, realizzato dall’artista folignate Nicolò di Liberatore, detto l’Alunno. La pregevolezza dell’opera colpì perfino Napoleone il quale la fece trafugare nel 1812 e conservare in Francia, dove ancora oggi, al Museo del Louvre è rimasta la predella, unico pezzo mai tornato in Italia dopo la restituzione avvenuta nel 1817.

Le prime notizie sulla chiesa di San Nicolò furono trovate in un manoscritto del Seicento conservato nella Biblioteca di Foligno e nel Monastero di S. Croce di Sassovivo, opera del celebre storico folignate Ludovico Iacobilli. Il documento afferma che la chiesa era stata fondata nel 1094 dal vescovo Bonfilio e che pochi anni più tardi, nel 1120, un altro vescovo, Andrea, aveva concesso la struttura al Beato Alberto, abate di Sassovivo, il quale si fece garante della costruzione dell’annesso convento.

Qualunque sia la vera origine del complesso, la prima notizia documentata della presenza della chiesa, risale solo al 1138 quando il papa Innocenzo II nella bolla “Religiosis desideriis” ribadì e sancì definitivamente la concessione di chiesa e convento ai monaci di Sassovivo.

Nel 1248 il complesso tornò sotto il controllo del vescovo folignate il quale lo concesse a sua volta, nel 1348, ai monaci Benedettini della Congregazione di S. Maria del Monte Oliveto. Fu proprio a questi monaci olivetani che si dovette la prima grande opera di ristrutturazione degli edifici fatiscenti. Di questo primo intervento rimangono nella struttura attuale pochissime tracce, riconoscibili nel portale laterale della chiesa e nella volta a crociera della sagrestia.

I monaci sostennero le ingenti spese dei lavori e officiarono la chiesa fino al 1434 quando vennero definitivamente sostituiti dagli Eremitani di S. Agostino della Congregazione di S. Maria del Popolo, che la gestiscono ancora oggi.

Nel XV secolo l’intero edificio venne abbellito con cappelle e pitture parietali tra le più belle della città di Foligno, opere di importanti artisti locali quali Bartolomeo di Tommaso e Nicolò di Liberatore, detto l’Alunno.

L’opera più degna di menzione è oggi il Crocifisso conservato nella sagrestia.

Gli interventi architettonici tuttavia non erano ancora conclusi e tra il seicento e settecento chiesa e convento furono al centro di nuovi importanti modifiche strutturali che conferirono loro l’aspetto moderno di cui possono godere locali e visitatori. I lavori si protrassero per ben sei anni, costarono la notevole somma di 2050 scudi e implicarono l’intervento del famoso architetto Luigi Vanvitelli, a causa di una disputa sorta tra i costruttori.

Le vicende della chiesa non terminarono e tra il 1798 e il 1799, in seguito all’invasione francese, l’edificio ecclesiastico fu trasformato in magazzino militare.

Soltanto nel 1814 il complesso passò nuovamente sotto il controllo degli agostiniani che lo adibirono prima a Scuole pubbliche nel 1861, poi a sede della famosissima scuola di Arti e Mestieri di Foligno, nel 1875.

Arriviamo così infine all’età moderna con la scuola media “Giuseppe Piermarini” che occupa i locali dell’ex convento dal 1962.

La facciata esterna lineare è impreziosita dal portale centrale, in stile rinascimentale, realizzato nel Settecento con i materiali di demolizione della cappella interna dove era conservato il Polittico più famoso della Chiesa. Sulla parete sinistra sono ancora visibili i segni del vecchio portale sostituito da quello attuale, mentre sulla parete destra si appoggia il campanile quadrangolare in corrispondenza della sagrestia.

Lo spazio interno è articolato in tre navate, quella centrale di dimensioni maggiori rispetto alle due laterali che ospitano nicchie dedicate a vari santi con affreschi del XV-XVII secolo. I più noti sono quelli dell’Alunno, famosissimo artista locale, sul transetto destro raffiguranti l’Incoronazione della Vergine e i Santi Antonio Abate e Bernardino da Siena.

Il presbiterio centrale ospita l’altare maggiore alle spalle del quale si può ammirare il pregiatissimo coro a doppio ordine in legno di noce, risalente al 1751.

Ma senza dubbio la grande fama della chiesa è dovuta all’opera dell’Alunno che, dopo varie vicende e dispute cittadine, è ancora conservata all’interno della cappella di S. Giuseppe, al centro della parete destra della chiesa. Si tratta del Polittico raffigurante la Natività con i Santi Sebastiano, S. Nicola di Bari, S. Michele Arcangelo e S. Giovanni Evangelista. Si tratta di una tempera su tavola di notevoli dimensioni (300 cm x 340 cm) commissionata dalla nobildonna folignate Brigida degli Elmi, vedova del mercante Michele di Nicolò Picchi, nel 1479.

In realtà l’opera fu realizzata solo molti anni dopo, nel 1492 dopo la morte della committente. Per la sua pregevolezza, nel 1812 venne trafugato da Napoleone e conservato in Francia fino al 1817 quando si ottenne la restituzione parziale in Italia. Il Polittico infatti è oggi privo della predella ancora conservata al Museo del Louvre.

In età moderna l’opera è stata oggetto di dispute e contese tra i Parroci della chiesa di San Nicolò ed il Comune di Foligno che, in occasione di un tentato furto aveva fatto trasferire il Polittico nella Pinacoteca comunale di Palazzo Trinci per un breve periodo. Solo dopo varie vicende l’opera ha ottenuto la grazia di poter tornare alla originale collocazione voluta dalla committente, dove ancor oggi è possibile ammirarla in tutto il suo splendore.

A Foligno, presso Piazza Garibaldi, di fronte alla Chiesa di Sant’ Agostino, sorge l’abbazia di San Salvatore. Secondo lo storico folignate Ludovico Iacobilli, il monastero fu edificato nel 970 ma le prime documentazioni ufficiali risalgono soltanto al 1138.

Gli storici dell’epoca parlano di “monaci neri dell’antica congragazione benedettina … ” e di “un’abbazia molto potente..“.

In realtà il complesso dovette perdere molto presto il suo prestigio ed il suo ruolo predominante tanto che, nel 1239, si fa menzione soltanto della chiesa e non più del monastero, quasi sicuramente abbandonato in seguito al trasferimento dei monaci nella vicina Abbazia di Sassovivo.

L’Abbazia di San Salvatore di Foligno è oggi frutto di rimaneggiamenti successivi, dovuti anche ad eventi naturali quali il terremoto del 1997 che danneggiò profondamente chiesa e campanile.

La facciata trecentesca è arricchita da tre portali ogivali sormontati ciascuno da piccoli rosoni, ideati e realizzati nel 1889 dall’architetto Bevenuti.

L’interno si presenta nelle forme settecentesche realizzate tra il 1748 ed il 1759 dall’architetto Pietro Loni.

Tra gli affreschi che decorano le pareti, quelli più degni di nota sono una Vergine tra i santi, di autore ignoto, datata al XIII secolo e Fuga in Egitto, attribuito a Bartolomeo di Tommaso, datato al XIV secolo che si trovava originariamente a destra del portone centrale a decorazione della facciata principale, trasferito all’interno dell’edificio solo in età moderna.

Sull’altare laterale destro, infine, è collocata la Madonna col Bambino e San Stanislao Kostka, opera del pittore siciliano Gaetano Sortini, datata al 1756.

La Basilica di Santa Maria Infraportas, uno degli uno degli edifici religiosi più antichi della città folignate, sorge sul lato occidentale di Piazza San Domenico, di fronte all’omonima chiesa.

La basilica compare nei documenti ufficiali a partire dal 1087 quando si ha la testimonianza dell’annesso ospedale di Santa Maria. La struttura romanica dell’XI secolo sorgeva su una precedente area sacra, oggi conservata nell’interna cappella dell’Assunta (o di S. Pietro) databile al VII-VIII secolo.

Nel corso della sua storia, l’edificio ha assunto nomi diversi proprio per la sua posizione di confine: realizzata al di fuori delle mura cittadine venne definita “extra porta” o “foris portam”, poi modificata in “infra portis” a partire dal XII secolo, quando venne inglobata all’interno del centro urbano con l’ampliamento della cinta muraria.

La facciata esterna, realizzata in mattoni di pietra bianca e rosa, in filari alternati, è un rifacimento dell’ottocento, così come il piccolo porticato che la precede realizzato con colonne e capitelli dell’XI-XII secolo.

A destra della facciata principale si trova una piccola edicola del 1480, decorata dalla sinopia di un affresco che raffigura S. Anna incoronata da Angeli, attribuibile al Mezzastris. Poco più spostato sullo stesso lato, si trova il campanile.

L’interno è articolato in tre navate, la centrale più ampia con volta a botte, le due laterali più piccole, voltate a crociera.

Subito a sinistra, appena effettuato l’ingresso, si può osservare la famosa cappella dell’Assunta, il nucleo più antico della chiesa e forse addirittura uno dei sacelli più vecchi dell’intera città, in cui sono conservati due importanti affreschi bizantineggianti, datati al XII secolo. Le figure rappresentate sono: S. Michele Arcangelo e San Disma, il buon ladrone da una parte, Cristo benedicente tra i Santi Pietro e Paolo dall’altra. Una leggenda non documentata da fonti ufficiali, vuole che i due santi officiassero i sacri riti proprio in questa cappella.

Agli inizi del Novecento, una statua lignea di Madonna con Bambino concludeva la decorazione. Oggi l’opera non è più visibile in quanto trasferita al museo Diocesano senza il Bambino, vittima di un furto avvenuto nel 1987.

La documentazione ufficiale attesta la funzione parrocchiale dell’edificio fin dal 1631 e una vasta gamma di opere d’arte realizzate da artisti locali e non, rende la Basilica di Santa Maria Infraportas sicuramente una delle mete da non perdere se deciderete di visitare la città.

La bellissima Cattedrale di San Feliciano, Duomo di Foligno, sorge presso Piazza della Repubblica, cuore dell’impianto urbanistico e fulcro della vita sociale e religiosa della città.

La cattedrale, dedicata al Santo patrono Feliciano, venne eretta nel 1133 ad opera del Maestro Atto, come testimonia un’iscrizione posta sulla facciata principale. L’edificio, sorto sui resti della sepoltura del santo cui è dedicata, si sovrapponeva ad una costruzione preesistente datata ai secoli IX- X e fu oggetto di numerosi restauri e modifiche fino all’epoca moderna.

La facciata principale, anteriore, si apre sulla piccola piazza del Duomo ed è stata liberamente restaurata nel 1904 con un mosaico raffigurante “Cristo in Trono”, San Feliciano e Messalina (protettori della città) e papa Leone XIII (committente dell’opera).

Ma la vera facciata monumentale, degna di nota e dalle forme più preziose, si apre sul lato sinistro dell’edificio proprio su Piazza della Repubblica e presenta un magnifico portale in stile romanico, realizzato nel 1201 dai maestri Rodolfo e Binello, decorato con bassorilievi raffiguranti Federico Barbarossa, Innocenzo III, i simboli degli evangelisti e dei segni zodiacali.

La cupola monumentale all’interno è un’opera cinquecentesca del maestro Giuliano di Baccio D’Agnolo mentre l’interno, completamente trasformato tra il 1772 e il 1819, è un capolavoro in stile neoclassico di Giuseppe Piermarini che modificò il precedente progetto del Vanvitelli.

La chiesa presenta una sola navata al centro della quale campeggia il bellissimo baldacchino in stile berniniano che copia fedelmente quello più famoso della Basilica di S. Pietro a Roma.

Al di sotto del piano di calpestio è possibile accedere alla cripta che rappresenta il nucleo più antico della struttura con capitelli e resti architettonici databili a fasi preromaniche.

Tra le opere d’arte custodite all’interno della cattedrale di San Feliciano, le più degne di nota sono una statua del XIX secolo e la cappella del Sacramento, realizzata nel 1527 da Antonio da Sangallo il giovane.

L’ex chiesa con convento annesso di San Domenico, oggi auditorium della città di Foligno, sorge sull’omonima piazza alla fine dell’attuale via Gramsci, in quella che fu l’antica contrada dei mercanti.

L’edificio viene datato al 1285, secondo l’iscrizione secentesca di un’epigrafe situata sulla facciata della chiesa, tuttavia per il cattivo stato di conservazione, oggi la data non è più chiaramente visibile e fonti storiche sembrerebbero accreditare l’ipotesi che la chiesa potrebbe essere stata realizzata un secolo più tardi, alla fine del XIV.

L’ingresso principale è costituito da un imponente portale ogivale che immette all’interno dell’unica navata con copertura lignea, a capriata, tipica degli Ordini Mendicanti.

La pregevolezza dell’edificio è costituita dalla ricchezza della decorazione pittorica al suo interno: più di una cinquantina di figure, alcune di difficile o impossibile individuazione, animano le pareti laterali dell’intera aula e costituiscono una delle testimonianze più significative della pittura trecentesca e quattrocentesca dell’Italia centrale.

Tra le raffigurazioni più belle si possono citare un “Martirio di S. Sebastiano” ed uno ” Sposalizio mistico di S. Caterina“. Per le caratteristiche stilistiche, gli studiosi hanno creduto di poter riconoscere nel ciclo di affreschi, le mani di numerosi artisti locali quali l’Alunno, Bartolomeo di Tommaso e Giovanni di Corraduccio.

In età moderna, a partire dalla fine del Novecento, la chiesa di San Domenico ha perso la propria funzione religiosa, divenendo proprietà del Comune di Foligno, il quale ha trasformato l’ex convento in un Auditorium. Autore della trasformazione funzionale ed in parte anche strutturale, è stato l’architetto umbro Franco Antonelli, il quale non ha potuto terminare l’opera conclusa, secondo il suo progetto, dallo studio Antonelli e Associati.

Tra gli edifici di spicco della città di Foligno si annovera il Palazzo Trinci, la cui forma attuale è il risultato dei lavori di intervento edilizio realizzati da Ugolino Trinci. La famiglia dei signorotti locali controllò le sorti della città dal 1305 al 1439 e, come attesta la stele di Amore e Psiche, una delle statue marmoree collezionate dalla famiglia durante la loro opera di mecenatismo in città, i lavori di monumentalizzazione della dimora signorile occuparono lo spazio-temporale tra il 1389 ed il 1407. In questi anni Ugolino III Trinci, acquistò un nucleo di edifici appartenenti ad un ricco mercante folignate Giacomo Cicarelli de Zitelli che confinavano con le case già abitate dalla famiglia Trinci.

Il palazzo si sviluppa intorno ad un grande cortile principale e due minori. Dalla corte col pozzo si sviluppa il famosissimo e pregiato scalone monumentale gotico che consente l’accesso sui tre livelli dell’edificio. Le ampie sale del complesso dovevano infatti rispondere a molteplici funzioni, da quelle della vita privata dei principi, alle attività mercantili e di esercizio del potere e della vita pubblica cittadina.

Lo scalone monumentale, oggi interno al palazzo, consente l’accesso alla Loggia, affrescata con la Leggenda della fondazione di Roma, probabilmente utilizzata per uso privato. Da qui si arriva al piano nobile che ospita la Cappella con Storie della Vergine (opera di Ottaviano Nelli– 1424) e la Sala delle Arti e dei Pianeti e quella degli Imperatori o dei Giganti, i cui affreschi, datati al 1411-12, sono attribuiti al famoso di Gentile da Fabriano.

La monumentalità del complesso, oggi in parte perduta a causa di rifacimenti successivi, era testimoniata dai due raccordi murari che mettevano in comunicazione il Palazzo nuovo dei Trinci con altri due importanti edifici cittadini: il palazzo delle Canoniche (già dimora dei Trinci) ed il Palazzo del Podestà.

In età moderna, l’antico palazzo signorile è diventato sede di cultura e ospita le sezioni della Pinacoteca Civica, del Museo Archeologico Cittadino e del più moderno Museo multimediale dei Tornei, delle Giostre e dei Giochi: la collezione della Pinacoteca Civica dal 1936 testimonia la storia della Scuola pittorica Folignate tra il XIV e XVI secolo annoverando tra gli artisti nomi noti quali Bartolomeo di Tommaso, Nicolò l’Alunno, Giovanni di Corraduccio e Pier Antonio Mezzastrisi il Museo Archeologico, diviso in due sezioni, racconta la storia della città di Foligno con la precoce romanizzazione dovuta alla via Flaminia e dedica una sezione speciale alla collezione scultorea del Quattrocento della famiglia Trinci, tra cui opere degne di nota quali Amore e Psiche, Statua di togato e rilievo con Hermes e l’ariete. Infine il Museo multimediale, inaugurato nel 2001, raccoglie tutto il patrimonio di avvenimenti, documenti, reperti ed usanze che in parte influenzano ancora la vita sociale cittadina, ed ospita al proprio interno un centro di documentazione finalizzato alla ricerca, catalogazione e informatizzazione di materiali e documenti.

La Confraternita del Crocifisso, così chiamata per il culto della Croce e dei Santi Pietro e Paolo cui era votata, risulta operativa nella città di Foligno fin dal 1410 ma venne formalmente istituita solo nel 1570. In questo secolo in seguito alla Controriforma cattolica nacquero, in numerose città italiane, associazioni laicali definite appunto Confraternite che, sostenute da ricche famiglie nobili o dell’alta borghesia, si dedicavano all’assistenza dei più deboli: cura degli infermi, sepolture per i defunti, carità per poveri e stranieri, assistenza alle vedove ed alle ragazze senza dote erano solo alcune delle opere di carità svolte.

Alla fine del 1500 i membri della Confraternita folignate ottennero dai domenicani la concessione di un orto accanto al convento di Piazza della Canapa (oggi San Domenico), dove venne edificato l’attuale Oratorio del Crocifisso tra il Palazzo Scafati Candiotti e la chiesa di San Domenico, oggi Auditorium di Foligno.

Le pregevoli e ricche forme barocche della chiesa moderna sono testimonianza delle frequenti ed ingenti donazioni di cui la Confraternita dovette godere nel tempo.

Gli interventi sull’edificio si possono suddividere in tre fasi principali: dal 1570 al 1642 venne realizzato il nucleo originario di cui si conserva una porzione dell’affresco raffigurante S. Elena ed il rinvenimento della Croce, databile al 1626. Dal 1643 cominciarono i lavori di ampliamento dell’Oratorio con la realizzazione della copertura in legno dipinta a tempere, raffigurante il Cristo risorto con Cherubini e Serafini, opera degli artisti Francesco Costantini, Cristoforo Lacchi e Giovanni Battista Michelini. Infine, la terza ed ultima fase si data agli inizi del 1700 quando si concluse il progetto di decorazione interna della Chiesa grazie ai lavori diretti da Felice Tucci di Foligno.

L’oratorio  del Crocifisso di Foligno venne gravemente danneggiato, sia dal punto di vista strutturale che della decorazione interna, in seguito al terremoto del 1997 ed è stato oggetto di un’imponente opera di restauro conclusasi solo di recente, nel 2015, con la riapertura la pubblico.

All’imboccatura di via Umberto I, a poca distanza dalla chiesetta settecentesca del Suffragio, si trova l’Oratorio della Nunziatella. Costruito nel 1494 su commissione del Comune di Foligno, probabilmente dall’architetto Francesco di Bartolomeo di Pietrasanta, il piccolo edificio sorse nel luogo in cui, secondo la tradizione, nel 1489 nei pressi di un affresco raffigurante la Vergine, avvenne un fatto prodigioso. In tale occasione, la comunità volle dedicare un tempio alla Madonna per assicurarsene la protezione. La decorazione interna, dai finissimi dettagli, è impreziosita da due famosissime opere realizzate dal Perugino: Battesimo di Gesù e Padre eterno.

Il complesso monastico di Santa Maria in Campis sorge nell’attuale periferia cittadina, in quelli che un tempo erano i margini dell’antico abitato di Fulginae.

Il nucleo più antico della struttura sarebbe da datare al V secolo e costituirebbe una delle più antiche basiliche di Foligno. Secondo alcune fonti l’edificio assunse in epoca antica persino l’appellativo di S. Maria Maggiore venendo riconosciuta come chiesa-madre.

L’edificio religioso venne impiantato sui resti di una necropoli romana, con sepolture databili dal I secolo a.C. al IV d. C., sulla diramazione della via Flaminia che collegava Narnia con Spoleto.

Dal 1373 il complesso monastico venne affidato dal vescovo di Foligno prima ai Cistercensi del Corpo di Cristo poi ai Monaci benedettini di Monte Oliveto Maggiore i quali ne controllarono le sorti dal 1582 fino all’epoca moderna.

L’edificio al suo interno presenta segni di ristrutturazioni moderne che ne hanno modificato, spesso pesantemente, le forme originali tra il XIV ed il XVIII secolo.

Il restauro più invasivo fu quello del 1849, operato in seguito al terremoto del 1832 e in occasione del quale, senza rispettare né lo stile né le proporzioni dell’edificio, venne ricomposta la navata centrale danneggiata con dimensioni diverse ed asimmetriche rispetto alle due laterali.

Nel XIX secolo, la seconda cappella della navata sinistra venne fortemente danneggiata a causa dell’uso abitativo che se ne fece mentre la quarta cappella venne adibita a sacrestia con la conseguente perdita di tutti gli affreschi di cui era decorata che, purtroppo, vennero ricoperti di intonaco.

Nel 1950, grazie ai lavori diretti da Domenico Schenardi, venne scoperta la cappella di S. Marta, commissionata dal vescovo di Foligno Paolo Trinci nel 1330, e diversi affreschi attribuiti all’Alunno.

Sulla facciata della chiesa, a sinistra, si trova lo stemma di Papa Bonifacio IX, sormontato dalle chiavi pontificie e dalla tiara in commemorazione della visita dello stesso papa nel 1392.

La chiesa è oggi inglobata nel Cimitero Civico della città di Foligno ma il suo aspetto esterno non rende merito delle bellezze che contiene al suo interno.

Tra gli affreschi degni di nota si possono citare quelli della prima cappella della navata sinistra, definita di Pietro di Cola delle Casse, dal nome del committente che la finanziò a metà del 1400. Fulcro della rappresentazione, che costituisce un gioiello nel panorama della pittura medievale italiana, si trova il Cristo impegnato a calmare le acque in tempesta del lago di Tiberiade. Il tema della “navicella” era una allegoria della Chiesa capace di mantenere la propria stabilità anche di fronte alle difficoltà.

Adiacente alla Chiesa si sviluppa il Chiostro, a pianta quadrata, costituito da tre arcate a tutto sesto sorrette da colonne in laterizio su ogni lato. Lungo il porticato corre un ciclo di affreschi dedicati alla vita del beato Bernardo Tolomei, eseguito dal pittore veneto Lino Dinetto nel 1963.

Il beato Bernardo, esponente di una nobile famiglia senese, decise di dedicarsi alla vita eremitica nel 1313. Nella solitudine di Accona, egli vestì l’abito bianco come simbolo di devozione alla Vergine e nel 1319 fondò il primo nucleo del Monastero di Monte Oliveto Maggiore al quale fu intitolata la Chiesa di Santa Maria in Campis per più di quattro secoli.

Il monaco fondatore morì insieme ad ottanta dei suoi fratelli durante la peste del 1348 dopo aver aiutato i bisognosi.

Situato presso la Piazza della Repubblica, cuore di Foligno, il Palazzo Orfini è collegato tramite un cavalcavia all’adiacente Palazzo del Podestà con il quale costituisce un unico complesso. Realizzato intorno al 1200, venne sicuramente restaurato e modificato dalla famiglia Trinci. L’ampio loggiato che lo caratterizza, infatti, era collegato direttamente al Palazzo Trinci, dimora signorile, tramite un ponte andato perduto alla metà del XVIII secolo.

Significative sono le decorazioni dell’ampio loggiato: esternamente al di sopra delle arcate, sono rappresentate le quattro Virtù cardinali (Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza) che sovrintendono all’esercizio del potere politico, opera attribuita a Giovanni di Corraduccio. Sulla stessa parete, all’interno, sono invece rappresentate, su troni lignei al di sopra delle mura di una città, le tre Virtù Teologali: la Fede è simboleggiata da un uomo che stringe al petto una croce e regge in grembo un calice, la Speranza da una donna in atteggiamento di preghiera e la Carità da una donna che allatta due bambini. Chiude la composizione una quarta figura rappresentante la Concordia, personificata da una donna robusta che fa abbracciare due cittadini. Il resto della decorazione dipinta sarebbe una rappresentazione della mitica fondazione della città di Foligno e dei natali della famiglia Trinci, sempre impegnata a nobilitare la propria origine per fini politico-propagandistici.

Nel 1470, a soli cinque anni dalla diffusione della tipografia in Italia, i fratelli Orfino (Emiliano, Mariotto ed Antonio) incisori e zecchieri pontifici, diedero avvio alla famosissima arte tipografica di Foligno. I fratelli illuminati, dopo aver messo a disposizione la propria dimora, chiamarono e finanziarono tre personaggi di spicco dell’epoca: Johann Numeister e i due tedeschi Craf e Stephan Arndest che diedero vita ad autentici capolavori. Fu proprio qui che l’11 Dicembre 1472, che con una tiratura di 200-300 esemplari, venne data alle stampe per la prima volta il testo della Divina Commedia.

In età moderna, dal 2012, Palazzo Orfini ospita il Museo della Stampa che illustra le tappe della diffusione dell’arte tipografica nella città.

Insieme alle Chiese di San Magno, Santa Maria in Campis e del Miglio San Paolo, la Chiesa di Santa Maria (Madonna) della Fiamenga sorse in epoca medievale a circa un miglio di distanza dalla sepoltura di San Feliciano (l’attuale Duomo folignate), in uno dei crocevia intorno alla città, quasi a formare una croce di protezione intorno ad essa.

Di impianto romanico, venne eretta nel XII secolo (la prima documentazione ufficiale risale al 1138) e faceva capo alla chiesa cittadina di S. Giacomo. Pare che la chiesa fosse meta di numerosi pellegrini e viandanti impegnati nel cammino lauretano ma anche da ex carcerati, il cui ricordo è testimoniato dai graffiti rinvenuti. Divenuta meta di pellegrinaggio anche da parte dei folignati che vi si recavano ogni domenica, a partire dal 1500, la chiesetta venne affidata ad un eremita che abitava nei locali attigui l’edificio religioso.

L’impianto architettonico, molto semplice e di piccole dimensioni, è realizzato in pietra di Assisi, a pianta rettangolare, ad una sola navata e con un portale centrale d’accesso.

All’interno della chiesa della Madonna della Fiamenga si trovavano tre altari: due dei quali, dedicati a S. Antonio da Padova e S. Feliciano, sono andati perduti.

Gli ultimi interventi di restauro sono stati realizzati nel 2004 ad opera del maestro Ramponi su committenza del locale Rotary club, allo scopo di migliorarne la fruizione la pubblico.

La chiesa di San Giacomo con annesso il convento dei Servi di Maria sorge sulla piazza omonima a Foligno, a ridosso del corso maggiore del fiume Topino all’interno del quartiere delle Poelle che rappresenta uno dei tratti più pittoreschi della città. L’edificio appartiene all’ordine dei monaci dal 1994 ma si sviluppa su un precedente nucleo databile al XIII secolo. Rifacimenti successivi modificarono la struttura sia interna che esterna tra il XV e il XVIII secolo.

Agli inizi del 1400 vennero realizzati l’attuale facciata in bande di pietra alternate bianche e rosa, l’elegante portale ogivale e la cupola a base ottagonale che si sviluppa sulle tre navate interne.

Nella navata sinistra della chiesa di San Giacomo di Foligno si conserva una bellissima tela raffigurante San Rocco, attribuita al Mezzastris mentre degni di nota sono gli affreschi che decorano il chiostro del convento, con scene raffiguranti la vita di San Filippo Benizi, realizzate tra il 1657 ed il 1659 da Giovan Battista Michelini.

Al di fuori delle mura di Foligno, nell’attuale frazione di Giovanni Profiamma, sorge la chiesa di San Giovanni Battista. L’attuale edificio venne eretto nel 1239 su una struttura preesistente databile ai primi secoli dell’età cristiana. Documenti storici infatti attestano la presenza di una basilica e del vescovo responsabile fin dai tempi di S. Feliciano, il santo patrono martirizzato nel III secolo d.C.

In seguito al terremoto del 1997, la chiesa venne gravemente danneggiata ma già alla fine del 1998, restaurata, fu riaperta al culto.

La facciata è decorata al centro da un elegante rosone a dieci razze con due piccole finestre bifore su entrambi i lati mentre il portale d’ingresso, in pietra bianca, realizzato da un certo mastro Filippo, è ornato da figure ritraenti il peccato. A destra si può riconoscere la sagoma di un vescovo nell’atto di uccidere il drago con il pastorale, forse rappresentazione del patrono Feliciano, primo vescovo della città.

L’interno della chiesa di San Giovanni Battista di Foligno, in stile romanico ad una sola navata, presenta il presbiterio rialzato su un basamento di tredici gradini sotto il quale è possibile accedere alla cripta, un ampio vano articolato in tre navate sorrette da sei colonne.

La piccola chiesa di Sant’Apollinare, nota anche con l’appellativo di Chiesa della Morte per il nome della Confraternita che vi risiedeva, si trova sull’angolo sinistro della Piazza del Grano, accessibile da via Gramsci attraverso via del Quattrocento e via Deli.

La Compagnia della Buona Morte si occupava di accompagnare e prestare gli ultimi uffici religiosi ai condannati a morte.

La Chiesa di Sant’Apollinare o della Morte, eretta nel 1148, rientra nella schiera degli edifici più antichi di Foligno ma l’impianto architettonico a croce greca è un rifacimento successivo del XVIII secolo su progetto di Francesco Antonio Bettini.

All’interno sono conservate alcune opere importanti quali l’Annunciazione di Gaetano Gandolfi e, sugli altari, una Resurrezione e una Deposizione attribuite al Nasini.

Secondo la testimonianza di Ludovico Iacobilli, la Chiesa di Santa Caterina a Foligno venne costruita nel 1225, come edificio religioso annesso al convento delle Clarisse (chiamate anche Vergini del Campo), monache di clausura del secondo ordine francescano fondato da Santa Chiara di Assisi.

Dell’intero complesso monastico, che sorgeva al di fuori della cinta muraria del XIII secolo a poca distanza dall’attuale Parco dei Canapè, non rimane oggi che la piccola chiesa. A partire dal 1869, con il trasferimento delle monache nel convento di S. Lucia, l’edificio venne smantellato e adibito agli usi più vari: caserma, magazzino di sementi, rimessa per le macchine agricole dello Zuccherificio di Foligno e così via, fino al recupero operato dalla Soprintendenza alla fine del Novecento che ha consentito di usare l’ex chiesa come spazio privilegiato per mostre, concerti e conferenze.

La struttura della Chiesa di Santa Caterina di Foligno presenta una facciata monumentale decorata da una cornice marcapiano ad archetti pensili trilobati. Nella parte inferiore si apre il portale d’ingresso decorato a colonne tortili e lesene coronate da capitelli a foglie d’acanto, mentre nella parte superiore campeggia il bellissimo rosone.

All’interno, lo spazio ampio è costituito da una sola navata articolata su due livelli: il coro inferiore, detto anche coro delle monache, riservato alle religiose della clausura, ed il coro superiore, destinato alle cerimonie pubbliche. I due ambienti comunicavano tra loro tramite una piccola finestrella posta dietro l’altare centrale, da cui le monache potevano ascoltare la celebrazione e ricevere la comunione, senza essere viste e senza vedere.

La chiesa, esistente a Foligno fin dal XIII secolo, era inizialmente dedicata a San Matteo e solo a partire dal 1256 venne votata a San Francesco d’Assisi che, secondo la tradizione, era solito frequentarla.

A partire dal 1796 la struttura antica venne completamente modificata secondo un progetto dell’architetto Andrea Vici. I lavori, che durarono parecchi anni, vennero seguiti da Giovanni Bettini e Vincenzo Vitali. Nel 1856 l’edificio venne riaperto al pubblico ma era ancora privo della facciata, la quale fu realizzata dall’ingegner Giovanni Bertucci soltanto nel 1886.

I tre portali d’ingresso architravati e definiti da cornici semplici sono accompagnati da una decorazione a stucco di cinque lesene con capitelli.

L’interno della Chiesa di San Francesco di Foligno è decorato in stile neoclassico, composto da un’unica navata ai lati della quale si aprono quattro cappelle absidate.

Il catino absidale è decorato da affreschi databili al XVIII secolo, mentre la sagrestia e la cappella di S. Matteo conservano la frammentaria decorazione ad affresco di epoca trecentesca.

La piccola chiesa di San Giovanni dell’Acqua venne edificata alla metà del XIV secolo e pare che debba il proprio appellativo alla vicinanza col fiume Topino, secondo la testimonianza dello storico folignate Ludovico Iacobilli. La struttura originaria era articolata in due navate poi adibite a funzioni differenti: una continuò ad essere utilizzata come luogo di culto, la seconda come sagrestia, conservando le originarie strutture gotiche.

All’interno si trovano opere degne di nota quali un San Giovanni evangelista, realizzato da Carlo Botti nel 1884 e una statua lignea di S. Apollonia, attribuita ad Antonio Calcioni.

All’esterno della Chiesa di San Giovanni dell’Acqua, sulla parete che si affaccia in via delle Ceneri, si conserva ancora un’edicola con affresco di autore ignoto databile al XV secolo.

La chiesa monasteriale dedicata alla Santissima Trinità in Annunziata venne edificata nel 1760 dai maestri muratori Pietro e Giuseppe Buccolini su disegno dell’architetto Carlo Murena. Pare che nel sito sorgesse precedentemente un’altra chiesa dedicata a Santa Cecilia.

Gli ambiziosi progetti iniziali prevedevano una preziosa decorazione in stucchi che non venne mai realizzata: nel 1772, trascorsi dodici anni, il Murena era deceduto e la chiesa risultava conclusa solo nella struttura portante. Le monache, ansiose di officiarla, decisero di sospendere i lavori e ancor oggi l’edificio conserva solo la sua struttura muraria.

Soppressa la funzione religiosa a partire dal 1860, l’ex chiesa della Santissima Trinità in Annunziata è oggi sede del secondo polo museale del CIAC (Centro Italiano Arte Contemporanea) e ospita, tra le varie opere, la famosa “Calamita Cosmica” di Gino De Dominicis (1947-1998).

Si tratta di uno scheletro supino, imponente per le sue dimensioni: ventiquattro metri di lunghezza per quattro metri di larghezza, che venne esposta per la prima volta al Museo di Arte Contemporanea Magazin di Grenoble nel 1990, ed approdato definitivamente a Foligno dopo una lunga tournée internazionale.

Al lato della Cattedrale, nel cuore della città, all’interno del Palazzo della Canoniche, si trova il Museo Capitolare Diocesano, accessibile tramite una scalinata monumentale ed articolato su due piani: cuore dell’esposizione è la Statua di S. Feliciano, recentemente recuperata ed inserita all’interno di un percorso che ripercorre tutte le fasi storico-artistiche dell’edificio religioso dalla fase romanica a quella neoclassica.

Una seconda sessione dell’esposizione custodisce oggetti di varia natura (dipinti, statue, arazzi e croci astili) provenienti dalle chiese della Diocesi chiuse a causa del terremoto del 1997.

Chiude il percorso del Museo Capitolare Diocesano la Cripta della Cattedrale che corona la visita con la sua bellezza.

L’ Oratorio di San Giovanni Decollato (o della Misericordia) sorse come luogo di culto privato della Confraternita della Misericordia, la cui istituzione risale al 1428. La Compagnia di S. Giovanni Decollato, era nota anche con il titolo di Confraternita di Giovanni degli Impiccati, per l’importante attività di cui si occupava: assistenza ai poveri carcerati e sepoltura dei condannati a morte.

Estintasi nel 1469, la Confraternita venne ripristinata nel 1565 su iniziativa di Giovanni Battista Orfini e Vincenzo Cantagalli. In tale occasione, a causa del forte aumento delle vocazioni, la Compagnia fece richiesta al Comune ed al Vescovo di Foligno di una nuova sede ed ottenne una struttura che divenne poi l’Oratorio del Gonfalone.

L’Oratorio della Misericordia pare fosse stato eretto nel 1591 e completato tra il 1649 ed il 1658 nelle sue forme attuali: una semplice facciata in mattoni e pietra all’esterno ed una preziosissima decorazione barocca all’interno, in cui si possono ammirare quattro altari monumentali dedicati a S. Giovanni Battista, all’Immacolata Concezione, a San Francesco Saverio e Sant’Eligio.

Non tutti sanno che in questo oratorio, la notte del 13 Dicembre 1846, convolarono a nozze segrete Colomba Antonietti ed il conte Luigi Porzi. Colomba è una patriota italiana, a cui Foligno ha dedicato una strada, elogiata persino da Giuseppe Garibaldi per avere deciso di combattere a fianco del marito che aveva aderito alla Repubblica Romana. Colomba si tagliò i capelli e vestì l’uniforme da bersagliere, morendo sotto il fuoco dell’artiglieria francese nell’assedio di Porta San Pancrazio (l’intero episodio è raccontato nella Sala del Consiglio del Palazzo Comunale, dagli affreschi del pittore Mariano Piervittori).

Il Palazzo Comunale di Foligno, il cui nucleo più antico risale al XIII secolo, sorge affacciato sulla piazza centrale della città, Piazza Repubblica, sul lato opposto rispetto alla Cattedrale. Rifacimenti strutturali interessarono l’edificio a più riprese, nel XVI secolo quando fu quasi completamente ricostruito e nel XIX secolo, quando furono necessari lavori di restauro dei gravi danni causati dal terremoto del 1832. In questa occasione, tra il 1835 ed il 1838 venne realizzata, su progetto dell’architetto Antonio Mollari, l’attuale facciata neoclassica che si articola su tre piani, scanditi da sei colonne ioniche a sostegno di cinque arcate a tutto sesto.

L’unico elemento che ancora si conserva della struttura originaria del Palazzo Comunale di Foligno è la torre merlata, anch’essa tuttavia fortemente danneggiata dal terremoto del 1997 e restaurata nella parte superiore.

La leggenda narra che a Roma due uomini stavano avendo una diatriba sotto l’immagine di una Madonna con Bambino. Quello dei due che stava avendo la peggio implorò di essere risparmiato in nome della Vergine ma l’avversario lo colpì ugualmente a morte. Da quel momento si dice che l’effige della Madonna cominciò a piangere ed il culto della Vergine piangente si diffuse velocemente da Roma in molte altre città. A Foligno, la statua della Madonna del Pianto venne conservata fin dal 1637 nella chiesa di San Leonardo che, situata nel cuore della città, divenne presto un importante santuario ma venne completamente rasa al suolo dai bombardamenti del Secondo conflitto mondiale.

In tale occasione, la continuità del culto fu possibile grazie al trasferimento presso la Chiesa di S. Agostino, di fronte a Piazza Garibaldi, dove la Statua della Madonna del Pianto si conserva ancora oggi. Essa è posta all’interno di una nicchia sovrastante l’altare centrale, chiusa in una struttura a tempietto in legno sorretta da due angeli e nascosta da un dipinto su tela, ritraente la vergine stessa, opera dell’artista folignate Matilde Galligari Mattoli. La statua viene esposta e mostrata ai fedeli solo nel giorno della sua commemorazione, la domenica prima della festa di S. Antonio Abate, nel mese di gennaio.

Edificato nel XIII secolo e poi modificato e ristrutturato nel XVIII, il complesso monastico costituì il primo nucleo dell’ordine agostiniano a Foligno, mantenutosi fino al 1810.

La chiesa conserva ancora alcune strutture gotiche nel campanile a filari di pietra bianchi e rosa, tipici di molte chiese cittadine e nei due finestroni sul lato sinistro.

Un rifacimento del 1748-50 è invece la facciata principale costituita da quattro colonne corinzie e due statue simboliche, realizzata da Nicolò Cesari e Francesco Antonio Bettini su disegno di Pietro Loni.

Sotto il timpano, si legge l’iscrizione dedicatoria che menziona il frate Generoso Cialdelli, amministratore del convento e ultimo esponente della famiglia che finanziò i lavori della facciata esterna e di alcune cappelle interne del santuario della Madonna del Pianto di Foligno.

Insieme alle Chiese di S. Magno, S. Maria in Campis e di S. Maria della Fiamenga, la chiesa settecentesca del Miglio di San Paolo sorge al di fuori dello spazio cittadino lungo uno dei crocevia principali che collegano Foligno alle città circostanti, disponendosi a croce intorno alla sepoltura di San Feliciano (attuale Cattedrale folignate), con la funzione di proteggerla.

La Chiesa del Miglio di San Paolo sorge lungo viale Ancona e si presenta in forme molto semplici, un’unica aula a pianta poligonale decorata da una cornice marcapiano che divide la struttura orizzontalmente: nella parte inferiore si aprono il portale d’ingresso e piccole finestrelle ottagonali, in quella superiore delle più ampie finestre rettangolari. Nel 1986, la funzione parrocchiale dell’edificio venne definitivamente soppressa e sostituita dalla parrocchia cittadina del Buon Pastore.

Al di fuori della città di Foligno, percorrendo la Corta di Colle a circa cento metri dalla statale, si arriva al colle di San Valentino di Civitavecchia su cui si conservano i resti di un’antica chiesa. Pochi folignati conoscono la zona in cui pare che esistesse una civitas con il proprio luogo di culto fin dai primi secoli del cristianesimo. Lo storico Ludovico Iacobilli parla di un borgo fortificato che si sviluppò a partire dal III secolo, in seguito al martirio del vescovo di Terni Valentino, a cui l’edificio venne dedicato. Nel XVI secolo tuttavia, l’intero complesso doveva già essere in stato di abbandono perché le fonti non ne fanno più menzione.

Nel 1530 la nobile famiglia folignate dei Cantagalli ne affidò la custodia ai frati cappuccini i quali abbandonarono la struttura definitivamente nel 1560, trasferendosi nel vicino colle di S. Giuseppe.

Oggi dell’intero monastero non restano che pochi brandelli di mura perimetrali, e i resti di due colonne, mentre numerosi frammenti di iscrizioni romane e medievali rinvenuti sul luogo sono conservati presso la cripta di S. Feliciano.

Cosa fare a Foligno: ripercorri la storia attraverso svago e cultura. La città è ricca di tradizione e storie da raccontare.

La passeggiata nel centro storico avrà sicuramente riempito i vostri occhi delle più svariate forme di architettura e decorazioni religiose.

Quasi una Roma in miniatura, Foligno conserva una vastissima gamma di edifici ecclesiastici appartenenti a fasi storiche diverse, ma tra una cappella ed un oratorio avrete anche la possibilità di visitare i musei cittadini. Tra questi c’è: il Museo Capitolare Diocesano in piazza della Repubblica, che comprende nel percorso anche la visita all’antichissima Cripta di S. Feliciano; il CIAC (Centro Italiano Arte Contemporanea) che si articola in due poli uno nel centro storico e l’altro presso l’ex chiesa della SS. Trinità in Annunziata; il Museo Archeologico; la Pinacoteca; il Museo multimediale delle Giostre e dei Tornei. Tutti i musei si trovano all’interno del Palazzo Trinci, visitabili con un unico biglietto, infine il Museo della stampa di Palazzo Orfini.

Stanchi di tutta questa cultura, potrete riposare la mente nel verde del Parco cittadino dei Canapè, realizzato alla fine del 1700 allo scopo di salvare le mura medievali che stavano cadendo in rovina, o praticare sport in uno dei sedici impianti sportivi di proprietà comunale presenti in città.

Infine, se la vostra sete di conoscenza non fosse stata ancora estinta, non vi resterà che esplorare i dintorni. Ulteriori chiese ed abbazie fuori porta potranno soddisfare la vostra curiosità: le chiese di Miglio San Paolo, di S. Maria in Campis, Madonna della Fiamenga e l’Abbazia di Sassovivo (completamente arroccata, immersa nel verde ed ancora abitata da monaci) non vi lasceranno delusi!

Per saperne di più...

La storia di Foligno: dall’origine umbra alla fase romana; dal Medioevo all’età comunale, dal governo dei Trinci all’età moderna.

L’ORIGINE UMBRA E LA FASE ROMANA

I resti più antichi del centro abitato furono ritrovati sull’attuale colle di S. Valentino, ad est della città, che restituisce tracce di necropoli ed abitazioni.

Per tutto il Medioevo tale insediamento fu noto con l’appellativo di “Civitavecchia”, che sottolinea la separazione dal successivo centro abitato (quello attuale), che nacque come emporio commerciale a valle, lungo il corso del fiume Topino.

Lo stesso nome della città richiama l’eco delle divinità, Supunna e Fulginia, venerate nell’area prima dell’arrivo dei romani.

Nel XII secolo l’abitato era noto come castrum sancti Feliciani (in onore del santo vescovo martirizzato nel 251), il toponimo fu poi modificato in civitas nova Fulginii da cui si è arrivati al moderno nome di Foligno.

Nella Naturalis Historia, Plinio il Vecchio parla addirittura del popolo dei Fulginates che avrebbero fondato la città. Qualunque sia la vera origine, la posizione dell’emporio, a valle dei fiumi Topino e Menotre, sapientemente difesa dai colli circostanti, dovette fare gola ai romani. Infatti questi tentarono di conquistare la città a più riprese, scontrandosi spesso con l’ostilità degli abitanti.

Insieme alla vicina Spoleto, nella storia, Foligno fu l’unica città a rallentare la rapidissima conquista romana dei territori umbro-etruschi. La città cadde in mano ai conquistatori solo alla fine del III secolo con la battaglia di Sentino.

A partire dal 295 a.C. Foligno entrò a far parte dello Stato romano con il titolo di praefectura e conobbe un’importante fase di espansione in epoca Augustea in seguito alla deviazione della via Flaminia.

Nel II secolo, così come accadde precedentemente per la conquista romana, la diffusione del cristianesimo ha subito un forte arresto presso il centro abitato. Luogo rimasto fedele fino al V secolo all’idolatria ed alla superstizione pagane. Da questo momento il nuovo centro abitato si formò presso il sepolcro del vescovo Feliciano, presso l’attuale Cattedrale di Piazza Repubblica.

Risparmiata dall’avanzata dei Longobardi nel V secolo, la cittadina fu saccheggiata dai Saraceni nell’881 e devastata dagli Ungari per ben due volte nel 916 e nel 925. Tutto questo provocò un periodo di crisi ed oblio per la comunità.

MEDIOEVO ED ETÀ COMUNALE

A partire dell’XI secolo le fonti attestano la presenza del podestà.

Nel 1240, l’imperatore Federico II, che aveva ricevuto il battesimo ad Assisi ed era cresciuto dentro le mura di Foligno, fece il proprio ingresso trionfale nel centro urbano accompagnato dalla corte. Il favore imperiale portò prosperità alla città per alcuni anni fino allo scontro con la filopapale Perugia che, nel 1253, la cinse d’assedio. I folignati si presentarono sul campo avversario scalzi, con corde al collo e coltelli rivolti verso il basso, chiedendo perdono e dichiarando di essere stati soggiogati dall’imperatore. La risposta di Perugia fu durissima e la città dovette distruggere le mura, riempire i fossati di difesa e consegnare ai vincitori le chiavi ed il gonfalone cittadini.

Il duro colpo non impedì tuttavia agli abitanti di rialzarsi tanto che il XIII secolo costituisce il periodo di massimo splendore e di sviluppo urbanistico ed architettonico di Foligno: nel 1284 la città riuscì persino a ricostruire la cinta muraria visibile ancora oggi.

DAL GOVERNO DEI TRINCI ALL’ETÀ MODERNA

Nel 1305, perugini e spoletini mossero di nuovo le armi contro Foligno per aiutare la parte guelfa. Dopo aver costretto il capo dei ghibellini Anastasi a riparare a Todi, gli invasori penetrarono in città. Conquistarono il palazzo Comunale e ad eleggere capo del popolo Nallo Trinci.

Cominciò da questo momento il governo di tale casato che, tra alti e bassi, resse le sorti della città fino al 1439.

In quell’anno infatti, sollecitato dai cittadini che chiesero aiuto al papa contro la politica dispotica di Corrado III Trinci, il cardinale Giovanni Vitelleschi radunò le truppe in Orvieto e cinse d’assedio Foligno. Questo permise al cardinale di assumere il governo della città in nome della Chiesa.

Anche il cardinale ebbe però poca fortuna e, neanche un anno più tardi, morì ucciso a Castel Sant’Angelo.

Il governo della città passò nelle mani di Ludovico Scarampi e di numerosi signorotti locali che tolsero progressivamente la libertà comunale ai cittadini. Foligno, pur condividendo la sorte di tutti i Comuni italiani, riuscì a mantenere una certa indipendenza grazie alla vitalità agricola, industriale e commerciale che la caratterizzava.

Tra il 1798-99 e il 1809-14 la città cadde in mano al governo francese prima di essere definitivamente incorporata nel nascente Stato italiano, nel 1860.

Nella storia di Foligno pesanti bombardamenti subiti durante la seconda guerra mondiale ed il forte terremoto del 1997 hanno profondamente modificato l’impianto urbano. Ad oggi Foligno conserva solo in parte l’antica e famosa forma “ovata” che ne ha caratterizzato per secoli il centro storico. L’espansione urbana periferica, resa possibile dall’ambiente pianeggiante sul quale sorge, è un chiaro segnale della forte attività commerciale della città. Foligno rappresenta uno dei centri più attivi del territorio umbro.

Artigianato di Foligno tra commercio e tradizione, artisti e artigiani da tutto il mondo. La città tipografica dalle strade zuccherate.

Per la sua natura di nodo di comunicazione ed importante centro commerciale, Foligno è meta fin dai tempi antichi di artisti ed artigiani sia italiani che stranieri. Ognuno sviluppò una grandissima quantità di arti e mestieri che segnano alcune delle tappe più importanti della storia italiana.

Nella storia dell’artigianato di Foligno sicuramente sono da citare le botteghe d’arte che tra il XIV e XV secolo hanno dato vita ad artisti come l’Alunno, Mezzastris e Bartolomeo di Tommaso. Le opere degli artisti sono tra le attrattive maggiori delle chiese cittadine. Bisogna ricordare, inoltre, la famosa tradizione tipografica, che segna la storia della letteratura italiana grazie all’iniziativa dei fratelli Orfini. Ancora, la prima stampa della Divina Commedia. Per concludere, la produzione di confetti, praticata a Foligno dal 1401 fino al 1900. Produzione che rese la città tanto famosa da ricordarla con l’appellativo di “città dalle strade zuccherate”.

I prodotti tipici di Foligno: la gastronomia al centro della valle umbra, il piacere di una vera degustazione per il palato.

GASTRONOMIA

Che Foligno sia amante della buona cucina è dimostrato dall’iniziativa comunale che, dal 1999, le ha persino dedicato un evento annuale: tra fine settembre ed inizio ottobre, potrete assistere al Festival dei Primi d’Italia. Una manifestazione cittadina in cui grandi chef, produttori, esperti e critici si riuniscono per gareggiare ad una maratona culinaria unica nel suo genere.

Se però, tra i prodotti tipici di Foligno, voleste deliziare il palato con una specialità locale, non potrete perdere la famosa Rocciata. La Rocciata è il dolce tipico folignate, costituito da una sottile sfoglia di pasta a base di farina di grano che avvolge un impasto di noci, zucchero, olio d’oliva e mele, a cui è possibile aggiungere altri ingredienti come alchermes, cacao, uva sultanina, fichi secchi, cannella e pinoli a seconda dei gusti o della fantasia dei pasticceri.

OLIO E VINO

Foligno si inserisce all’interno della schiera dei produttori umbri di olio e vino di alta qualità. Per quanto riguarda l’olivicoltura, la sezione “oli d’Italia” della rivista il Gambero Rosso ha premiato la famiglia Viola di Foligno come produttrice di uno degli oli biologici migliori d’Italia per l’anno 2017.

I prodotti vinicoli folignati sono parte integrante del progetto regionale “Strade del vino”. Un progetto finalizzato alla sponsorizzazione e valorizzazione dei prodotti locali, tramite itinerari all’interno del territorio e degustazione degli stessi prodotti. A Foligno le cantine più importanti sono la Tenuta San Lorenzo e Terre dè Trinci.

Eventi a Foligno: la Giostra della Quintana e il Festival dei Segni Barocchi e il Carnevale dei Ragazzi, cavalieri, teatro e svago.

Il 13 febbraio del 1613, su ordine dei priori della città, venne istituita per la prima volta la Giostra della Quintana. Il nobile Ettore Tesorieri, cancelliere e notaio del comune, incaricato di stilarne il regolamento, diede vita ad una delle manifestazioni cavalleresche più famose ed amate d’Italia. Questa tradizione si perse per alcuni anni, riesumata solo nel 1946, momento in cui si trasformò in un evento imperdibile. Un evento che riempie le strade del centro storico folignate per ben due volte all’anno. Attualmente infatti il torneo comprende due incontri: il primo, chiamato “La sfida” si disputa nel mese di giugno, il secondo detto “La rivincita” ha luogo nel mese di settembre. I cavalieri più abili dei rioni cittadini, si sfidano tra l’oro. L’impresa è quella di infilzare con la propria lancia nove anelli appesi ai fantocci e disposti lungo la pista. Gli anelli sono tre per ogni tornata, con una difficoltà crescente in quanto il diametro dei cerchi si riduce progressivamente, da dieci a otto e poi a sei centimetri.

Collegato allo spirito della Giostra della Quintana è il Festival dei Segni Barocchi. Festival che ogni anno, dal 1981 tra fine giugno-inizi settembre, propone musica, teatro, mostre e cinema alla ricerca dei segni del barocco.

Tra gli eventi a Foligno, in uno spirito festaiolo, si inserisce un’altra manifestazione: il Carnevale dei Ragazzi. Evento che, nelle ultime tre domeniche di Carnevale, mette in scena una delle sfilate di carri allegorici più famose dell’intera regione.

Aggiunto ai preferiti con successo.

Per creare il tuo itinerario avremmo bisogno di qualche informazione in più: indica dunque le date che preferisci, quanti siete e dai un valore ai tuoi interessi, così potremo iniziare a comporre la tua timeline insieme.