Negli ultimi anni è stato possibile riscoprire ed analizzare in maniera più approfondita la “città invisibile”, nota anche come “Todi sotterranea“, che si sviluppa sotto il piano di calpestio della Piazza del Popolo, antico foro romano, grazie soprattutto al sapiente lavoro di indagine del Gruppo Speleologico Tuderte.
Utilizzando un esemplare metodo di “speleologia urbana”, in cui alle battute di esplorazione sotterranea si alternavano studi di archivio su documenti storici e cartografici, è stata fatta luce su un complesso di più di trenta cisterne preromane, romane e medievali e di cinquecento pozzi di varie forme ed epoche, che correvano per più di cinque chilometri rendendo il sottosuolo di Todi un patrimonio di inestimabile valore.
Grazie all’impegno dell’amministrazione comunale in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica dell’Umbria, una parte di queste strutture monumentali sono oggi visitabili sul lato ovest della piazza. Si tratta di dodici vani rettangolari realizzati in opus caementicium e coperti da volte a botte che si estendono per circa otto metri di altezza, otto di larghezza e ben trenta di lunghezza con una capacità di circa trentamila metri cubi d’acqua. Gli ambienti comunicano tra di loro attraverso passaggi ad arco e presentano una o più aperture sulle volte da cui era possibile attingere l’acqua. Sulle pareti sono ancora visibili le tracce delle casseforme lignee all’interno delle quali veniva gettato il composto di malta e pietre.
L’intero complesso venne rinvenuto casualmente in occasione dei lavori di restauro della soprastante Tabaccheria Pazzaglia-Valentini, per la sua estensione occupa il tratto iniziale di via del Monte per proseguire fino a via Valle Inferiore e fino a via Mazzini. L’orientamento è perfettamente parallelo alla struttura gemella che si trova sul lato opposto della Piazza del Popolo (est), i cui vani si estendono fin sotto le fondamenta del Palazzo dei Priori.
A differenza di quello occidentale scoperto in epoca moderna, il complesso orientale era già noto fin dal 1262, come testimonia la Cronaca dell’egregia città de Tode, scritta da Gianfabrizio Atti nel XVI secolo. Dei dodici vani complessivi, sono purtroppo agibili e visitabili soltanto nove.
Per le tecniche di costruzione edilizia impiegate e perfettamente riconoscibili, la struttura potrebbe essere databile al periodo tardo repubblicano, con ampliamenti successivi per circa un secolo. Entrambe le cisterne erano alimentate dalle acque sorgenti della sommità del colle, provenienti dalla zona della rocca e facevano verosimilmente parte di un unico progetto monumentale di sistemazione urbanistica del foro per l’approvvigionamento idrico della città.
L’impianto monumentale rientrava nel progetto edilizio del I secolo a.C., quando Todi, da municipium, ottenne il titolo di Splendidissima colonia romana.