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I Palazzi Vitelli di Città di Castello

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L’opera di mecenatismo, ma anche di controllo e dominio su Città di Castello, dei Vitelli tra XV e XVI secolo, ben si evince dalla quantità di palazzi che portano il nome di questa famiglia e che impreziosiscono le strade della città quasi a voler sancire e ricordare la propria presenza ed il proprio ruolo. Quando si parla di Palazzo Vitelli in Città di Castello, è dunque sempre opportuno specificare a quale dei numerosi edifici che portano questo nome ci si stia riferendo. A poca distanza l’uno dall’altro, ognuno con le sue caratteristiche peculiari, si trovano:

PALAZZO VITELLI IN PIAZZA

È così definito perché sorge sulla piazza Matteotti, cuore della vita sociale cittadina. L’edificio, di grandi dimensioni, venne probabilmente iniziato nel 1487 da Camillo, Paolo e Vitellozzo Vitelli ma concluso definitivamente solo qualche decennio più tardi da Alessandro, nel 1546. Il cornicione costituisce un’aggiunta successiva, realizzata intorno al XVIII secolo, quando il palazzo era già divenuto proprietà della famiglia Bufalini.

Lo stile architettonico, molto sobrio rispetto agli altri Palazzi Vitelli di Città di Castello, richiama le forme toscane. Rimasto incompiuto, l’edificio dalle forme severe, doveva forse svolgere una funzione specifica: quella di magazzino e scuderia. Il cortile interno è infatti delimitato da un altro edificio noto come Palazzo Vitelli dell’Abbondanza, in realtà esso non sarebbe che il nucleo originario dell’intero complesso, adibito a magazzino del Grano, da cui il nome dell’abbondanza. Al di sopra dei sotterranei si sviluppava la scuderia, voltata a botte e sostenuta da massicci pilastri, infine il piano superiore era costituito da un ampio salone, le cui pareti presentavano una fascia affrescata nella parte superiore, oggi di difficile lettura perché molto rovinata.

 

PALAZZO VITELLI A SAN GIACOMO

Situato in Via dei Vitelli, il palazzo attualmente in fase di restauro, sarà destinato ad ospitare la Biblioteca comunale intitolata a Giosuè Carducci. La facciata maestosa presenta delle belle finestre in pietra arenaria, mentre l’interno conserva ancora i colonnati del cortile, la loggia del primo piano, i cassettoni del soffitto e gli affreschi parietali. L’edificio venne fatto costruire nel Cinquecento per Paola Rossi di San Secondo Parmense, moglie di Vitello Vitelli, la quale rimasta vedova, si risposò nel 1528 con Alessandro, cugino del defunto marito.

 

PALAZZO VITELLI A PORTA SANT’EGIDIO

Il più grande dei quattro edifici, questo Palazzo venne fatto costruire a partire dal 1540, da Paolo II Vitelli (condottiero al servizio dei Farnese e dell’imperatore Carlo V), forse su progetto del Vasari nell’attuale, piazza Garibaldi.

La struttura moderna, pur conservando l’impianto originario, ha subito varie modifiche a causa dei terremoti che ne hanno danneggiato diverse parti. La facciata presenta un alto porticato a cinque fornici, sorretti da pilastri che un tempo erano colonne, e si articola su tre piani con richiami allo stile toscano. All’interno una scala monumentale conduce all’ampio salone del piano nobile, ridotto nelle dimensioni a causa del terremoto del 1686. La decorazione ad affreschi della Sala, sapientemente realizzata da artisti del calibro del Fontana, del Doceno e dei loro coadiuvanti, rappresentano le imprese della famiglia Vitelli.

Il palazzo si affaccia su un immenso giardino all’italiana con un boschetto di lecci ed un ninfeo. E’ delimitato a nord-est dalle antiche mura cittadine ed impreziosito dalla presenza della “Palazzina“, un’elegante loggiato recentemente restaurato, costruito intorno ad una torretta medievale, la cui decorazione realizzata ad affreschi dal Fontana richiama paesaggi, festoni di frutta e fiori e scene mitologiche.

 

PALAZZO VITELLI ALLA CANNONIERA

L’imponente edificio deve la sua denominazione alla fonderia (o deposito) di cannoni che si trovava nel luogo dove venne costruito. Fu fatto erigere da Alessandro Vitelli in stile toscano, fra il 1521 ed il 1545, in occasione delle nozze con Paola Rossi di San Secondo Parmense, rimasta vedova nel 1528 dopo la morte di Vitello Vitelli, come recita un’iscrizione all’interno della dimora. La bellissima facciata in graffiti venne realizzata dal Doceno su progetto del Vasari e si accompagna alla decorazione interna, ad affreschi, realizzata ancora dal Doceno in diverse stanze (famoso soprattutto lo Studiolo).

L’intero complesso è articolato in ben cinque corpi di fabbrica che si affacciano su un immenso giardino. Dal 1912, grazie all’opera dell’antiquario e restauratore tifernate Elia Volpi, l’imponente edificio ospita la Pinacoteca Comunale che raccoglie, tra gli altri, opere di Luca Signorelli (Martirio di S. Sebastiano), l’unica opera di Raffaello in città (Gonfalone della SS. Trinità) ed un pregevole manufatto in terracotta della bottega del Ghirlandaio e dei Della Robbia (Madonna col Bambino e sei Angeli).

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