Arrivando da Corso Vecchio, nel cuore del centro storico di Terni, e svoltando per Vico San Lorenzo, ci ritroveremo di fronte una chiesa dalla grande e piena facciata romanica, sagomata in alto da un tetto a capanna e costituita da mattoni di pietra chiara, che interrompono la loro uniformità solo per lasciar spazio a due portali — uno cinquecentesco — e due piccole trifore. Ma l’unità di “facciata” della Chiesa di San Lorenzo cela al suo interno una doppia identità. Lo spazio di culto è infatti suddiviso in due navate di epoche e con storie differenti. La navata di sinistra è molto antica e sembra prender vita nel XIII secolo sulle rovine di una domus o di un tempio romano. È questo l’impianto originale della chiesa, del quale si ha qualche notizia nelle Rationes decimarum dell’epoca, ovvero il registro parrocchiale nel quale si teneva conto delle tasse riscosse dagli enti ecclesiastici. Questa parte della chiesa è tornata alla luce e restaurata nei primi anni del Novecento, durante degli scavi per un’opera di ristrutturazione in seguito a un lungo periodo di abbandono.
La pavimentazione presenta tracce di mosaici, probabilmente di età romana, e la zona che oggi staziona sotto l’abside era probabilmente una parte centrale della vecchia chiesa trecentesca, alla quale si affiancavano due piccole navate. Con un po’ d’immaginazione possiamo ricostruire mentalmente l’aspetto originario di questo spazio prendendo spunto dalle antiche colonne e dai loro basamenti. Sopra una di queste è possibile individuare ancora i resti di un’ara, gli altari dove arano poste le raffigurazioni delle divinità pagane.
La navata destra è invece visibilmente più recente. Essendo stata aggiunta nel XVII secolo, è posta a un livello più alto rispetto alla quella di sinistra ed è completamente intonacata. Come per molte delle chiese di Terni, i bombardamenti della Seconda guerra mondiale non risparmiarono neanche la Chiesa di San Lorenzo, la quale, per una beffa del destino, capitolò sotto il fuoco nemico proprio la mattina dell’11 agosto 1943. Le bombe caddero emulando le stelle della notte precedente e parti della chiesa crollarono come i desideri espressi dai ternani. Cedettero il tetto, il fianco destro e la parte alta dell’abside. La ricostruzione, guidata dal vescovo in carica, cercò di ristabilire l’aspetto precedente ai bombardamenti, senza introdurre ulteriori modifiche.
Fra le opere che troviamo all’interno di questa chiesa dalla duplice anima c’è da ricordare al primo altare sinistro un dipinto seicentesco raffigurante il Martirio di S. Biagio, attribuito con qualche riserva al pittore reatino Vincenzo Manenti, e una statua della Vergine settecentesca vestita di preziose stoffe.