Sandro Penna, uno dei più grandi poeti italiani del Novecento, nacque e visse la sua giovinezza a Perugia. In un suo racconto, scritto in vecchiaia, narra che il ricordo della città, a lui «troppo cara e troppo sconosciuta ormai» è quasi esclusivamente legato ai rumori e ai forti odori che pervadevano le piazze e le strade emessi dalle botteghe artigiane. Queste occupavano ogni centimetro dei pianterreni e dei seminterrati del vecchio centro storico, ma in particolare Penna si ricorda di quel fabbro sotto la sua abitazione, poco lontana dall’Arco dei Priori, di cui «il rumore era eterno e assorbe ogn’altra sensazione di quel luogo e di quel tempo».
Seppur cambiata nei modi e nei numeri, dopo quasi un secolo dai tempi di Penna, la tradizione artigiana è rimasta in ogni luogo dell’Umbria uno degli elementi che caratterizza maggiormente il territorio. Il principale motivo per cui queste attività hanno saputo resistere al tempo e alla modernità è celato nella qualità dei prodotti, frutto di un sapere tecnico che abbraccia in un rapporto di influenza reciproca il sapere artistico dei grandi maestri locali.
Tra i maggiori settori di produzione artigiana regionale, oltre alla ceramica e il tessile, vi è l’arte della lavorazione del legno, del vetro e dei metalli. Materie prime che grazie a una mano sapiente e antica di generazioni si evolvono in prodotti finali unici. Una sapienza grazie alla quale entriamo in contatto con il passato, che rappresenta una testimonianza non meno importante di quella dataci dai grandi monumenti e dalle grandi opere d’arte.